poco dopo post scopiazzatissimo sulla grande bellezza:Secondo me si stanno facendo pure troppe chiacchiere su un film a mio avviso normale, sono migliori altri film di Sorrentino. E' stato premiato agli oscar americani, dove spesso e volentieri il giudizio di qualità è quello che incide di meno nella valutazione di una pellicola. Il film è un prodotto frutto di acuta furbizia come fu a suo tempo la Vita è bella (notare a proposito di citazioni felliniane come anche in questo caso si gioca con le parafrasi de La Dolce Vita). Sorrentino e i produttori hanno pensato a questo film per tentare la vittoria degli Oscar. Si cita Fellini, autore icona per Hollywood più di quanto qui in Italia si possa mai immaginare. Il regista riminese è considerato oltreoceano uno dei padri fondatori della cinematografia contemporanea.
Dunque, qual miglior lasciapassare per raggiungere al primo colpo l'ambita statuetta se non un film che gronda di felliniana cinematografia? Sorrentino con sapiente mano di regista riesce a farsi dare una grande mano dalla città, provocando un'estasi profonda allo sguardo (spesso superficiale e consumistico) dello spettatore straniero. Il resto è tecnicamente confezionato bene. Un buon attore protagonista, ottimi caratteristi, colonna sonora originale ed in alcune sequenze molto azzeccate, un surrealismo a buon mercato ma che in un contesto culturale misero come quello attuale sembra poter addirittura evocare reminiscenze letterarie. In più, cazzo, questo ha vinto un Oscar con un film con Verdone, Buccirosso, la Ferilli e Lillo e Greg!!!
Ma poi viene il bello...
La grande bellezza alla fine è una patacca, tappezzeria da salotto, moda smorta, un polpettone in cerca di sceneggiatura.
Sorrentino non è nato così, ha girato film grondanti di passioni vive e muniti di una certa coerenza stilistica (penso ad esempio a l'Amico di famiglia). Ora invece il suo cinema pare irrimediabilmente avvizzito dall'ambizione di non so quale massimalismo, e in certi sbiribizzi di surrealismo naif e citazionismo ammiccante.
Così il film è un elefante in una stanzetta che chiava ininterrottamente botte al muro prima di accartocciarsi in una rovinosa caduta, e forse tale si può definire l'imbarazzante sequenza finale della suorellina ottuagenaria, che è lo spruzzo finale di sciorda su un quadro antropologico trito e ritrito, banalotto e pure assai sgraziato nella metafora criptica.
Per me un film inerte, pretenzioso e pure fastidioso di tanto in tanto.
Comunque vi lacio con il parere autorevole del grande maestro Mario Salieri:
Frammenti opachi e autarchici, contenuti in centocinquanta minuti di regime anti-narrativo interamente dedicati alla platea colta e ai cinefili intellettuali amanti dei tempi neutri. Attraverso personaggi, immagini e citazioni, il film di Sorrentino lascia spazio a una pluralità d’interpretazioni in puro stile meta discorsivo analizzando il decadimento della società contemporanea attraverso la ricerca di una grande bellezza che Jep, il protagonista del film interpretato da Tony Servillo, riesce a identificare solo nelle sue radici e nell’arte monumentale dei palazzi romani. Ingannato da un trailer molto ben confezionato ho trovato la grande bellezza solo nei titoli di coda, momento in cui ho finalmente abbandonato la sala.le reazioni:
juan:
QUANTI BEGLI AGGETTIVI DANNEGGIATO...HAI MANGIATO IL VOCCABBOLARIO?
sbiro:
urca, per fortuna che esiste mereghetti, almeno lui lo capisco
comunque, lettura interessante del film, almeno nei passaggi comprensibili
per il resto pare di leggere "la grande bellezza"
ah, danneggiato, ti prego
dimmi che questa cazzata non è farina del tuo sacco, ti prego
"Così il film è un elefante in una stanzetta che chiava ininterrottamente botte al muro prima di accartocciarsi in una rovinosa caduta, e forse tale si può definire l'imbarazzante sequenza finale della suorellina ottuagenaria, che è lo spruzzo finale di sciorda su un quadro antropologico trito e ritrito, banalotto e pure assai sgraziato nella metafora criptica"
ochi:
Sto post fa cacare più del film.
mary:
PORCADDIO
danneggiato replica:
Quanto cazzo ho parlato bello.
Perle ai porci.
Vi ho spiegato perchè ha vinto al telegatto amercano.
Vi ho spiegato perchè è un sopravvalutato vuoto esercizio di stile.
Perle ai porci.
ilcapolavoro su interstellarCITAZIONE (juan13 @ 10/11/2014, 11:26)
a livello visivo il film è quasi irraggiungibile.
per i dialoghi: alcuni sono veramente profondi, alti meno.
molto interessante il lato umano della scienza, il fatto che tutti nel film, proprio perchè umani compiono degli errori, il fatto che il male nello spazio se lo portano a bordo gli umani.
mi è piaciuta moltissimo come è stato vista la terra al collasso, molto acuta e credibile come ricostruzione.
quello che mi è piaciuto meno è stato il finale in vari punti in cui si cerca l'happy ending all'ammericana.
cosa che ad esempio nolan ha più volte evitato: vedi inception o the prestige.
...mancava che tornasse sul nuovo mondo dove c'era la hathaway e se la scopasse sotto la doccia per fare anche un happy ending alla ochidanneggiato
Io penso che pure se il film m'avesse fatto schifo sarei stato lo stesso tre ore a bocca aperta come un cazzo in posa contemplativa.
Per me è stata una bellissima esperienza, erano anni che non uscivo dal cinema così appagato.
L'unica critica che faccio a Nolan è questa sua mania di verbalizzare l'imponderabile: con un titano scientifico di questa taglia è un tentativo che non può che volgere al ridicolo (il culmine è il tentativo di fissare fisicamente persino un fantasma).
Specialmente per certi temi è necessaria una totale sospensione, una resa, dato che questa estenuante ossessione per il controllo finisce per implodere in sciatterie grossolane.
Però in molti momenti si è sfiorata la bellezza assoluta, mi sono persino commosso.
Poi secondo me tutte queste superpippole tecniche, vuoi su qualche buco nella scrittura, vuoi su qualche forzatura finale per conciliare il tema scientifico a un certo tipo di dinamiche umane di stampo spielberg-iano (siamo sempre ammerecani), finiscono come immondizia cosmica che, come dicevo prima, sta proprio nel voler assimilare, gesso e bacchetta alla mano, un concetto di amore elevatissimo ad una quinta dimensione fisica, rendendolo quasi un banale surrogato dell'attrazione gravitazionale.
Senza questo stritolante richiamo ad una lezione evidentemente fallace e limitata, senza lo sforzo di mettersi l'universo come un pallino in una mano, il film sarebbe pura sospensione e meraviglia, perché ci sono riprese che, e lo dico senza esagerare, ti fanno alzare due metri dalla poltrona e ti fanno perdere le testa.
Qualcuno potrebbe obiettare (perchè mi è stato detto) che il legame va oltre la fisica stessa, quindi esce dallo spiegone razionale e che sotto tutta la parvenza di realismo, spiegoni, relatività e singolarità ci sta un concetto semplicissimo: il legame tra due persone supera ogni legge astrusa e "fredda" che vuole analizzarlo. Ma non so
Io, invece, ho colto la quinta dimensione come la chiosa dello spiegone razionale. Un luogo, purtroppo non solo mentale, dove l'imponderabile agiva come forza fisica, appunto la gravità (richiamata dalla bambina davanti al tale della Nasa quando spiegava il messaggio del fantasma), in grado di relazionare la pura intelligenza (l'amore o come altrimenti vogliamo chiamarla) con la realtà tangibile (il libro che cade, il messaggio in codice binario, l' orologio ecc.) in maniera coordinata.
eroe